PER LEGGERE I SEGNI DEI TEMPI.
La verità è che nessuno, oggi, sa come andrà a finire.
Della grande trasformazione in corso sia del lavoro, ma dell’economia o della società in genere, è possibile solo cogliere alcuni segni, molti di questi preoccupanti, ma non pochi entusiasmanti.
Ricorderete sicuramente l’episodio biblico dei Magi. Ebbene, il loro atteggiamento è molto interessante e direi positivo proprio per affrontare l’attuale cambiamento d’epoca.
Si trattava di individui animati dal gusto dell’avventura e della conquista? O da qualcosa d’altro? I Magi si muovono in terra incognita seguendo una stella, alla ricerca di qualcosa che porti significato alla loro realtà.
Loro sono certi di trovare risposta ed è questo che permette loro di affrontare l’ignoto: la certezza di trovare risposta alle domande della loro crisi.
I Magi, hanno visto un segno e si sono messi in movimento e non hanno apura. Da questo atteggiamento possiamo ricavare due conseguenze.
1) La prima è che è indispensabile cercare di cogliere i segni dei tempi.
Di fronte all’incertezza e alla paura la tentazione diffusa è quella di fare come lo struzzo, seppellendo la testa nella sabbia: «ciò che non vedo, non c’è!», ma questo non paga mai, bisogna imparare a cogliere i segni dei tempi. E, per i Magi, quello che stava per accadere erano uno “strano” ma “grande” segno dei tempi.
2) La seconda conseguenza è che non è possibile usare sempre vecchie soluzioni per nuovi problemi. Questo, in particolare, mi pare sia uno dei grandi limiti delle nostre imprese.
I nuovi problemi si affrontano con nuove soluzioni.
È necessario avere il coraggio di muoversi, “prendere il largo”, cercare l’oceano blu, “non avere paura” bensì avere certezze.
È questo “non aver paura” che ci fa vedere il cambiamento, la trasformazione come opportunità. I latini la chiamavano opportunitas, i greci kayros ed era uno degli appellativi del tempo: la possibilità che l’incontro con un imprevisto potesse generare un cambiamento positivo, ancorché inatteso.
A questo punto entrano in scena le cosiddette competenze non cognitive, o competenze trasversali, o ancora, competenze relazionali, che sappiamo essere centrali nello sviluppo delle nostre imprese e di chi ci lavora: giovani e meno giovani.
Le chiamano Soft Skill e stiamo parlando di flessibilità, apprendimento, lavorare in gruppo, problem solving, resilienza, creatività, virtù, umorismo e decision making, solo per citarne alcune.
Tra le virtù, ritroviamo il coraggio e l’audacia dei Magi. Ma se analizziamo il loro cammino potremmo elencare molte altre Soft Skill.
La loro rilevanza è ormai ben nota, tuttavia l’impegno a svilupparle è ancora troppo limitato.
Ma noi della Duc in Altum ci stiamo impegnando proprio in questo perché abbiamo la certezza che le nostre imprese non avranno più paura.